Pagine

martedì 30 agosto 2016

Riforma costituzionale III - art. 59, 60, 63 della Costituizione

Ciao a tutti amici lettori,

questi tre articoli li vediamo assieme. Per una volta che sono brevi (ma comunque contorti, come vedremo), possiamo fare una carrellata.

Art. 59:
Iniziamo dall'articolo 3 della riforma Boschi, Renzi, Verdini. Questo va a toccare l'articolo 59 della Costituzione, che attualmente recita

"E` senatore di diritto e a vita, salvo rinunzia, chi è stato Presidente della Repubblica.
Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cinque cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario."

che diventa, nella riforma

«Il Presidente della Repubblica può nominare senatori cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario. Tali senatori durano in carica sette anni e non possono essere nuovamente nominati»

Notate che nel restyling dell'articolo, sparisce il riferimento al numero di senatori eleggibili dal presidente. Questo perché è stato già indicato nell'art. 57 e su questo avrei una riflessione. Nella formula attuale, il PDR nomina 5 senatori su 315, cioè circa 1.6% e sono "a vita", cioè una volta messi lì occupano il posto teoricamente fino alla propria morte. E' un semplice riconoscimento a chi ha svolto un servizio per il paese, dandogli lustro e onore: sono stati senatori a vita Rita Levi Montalcini, Amintore Fanfani, Giovanni Spadolini, per citarne alcuni.

Nella riforma, i senatori diventano 100, ma quelli a nomina presidenziale restano 5. Ovvero il 5%, quanto un piccolo partito: per dire SEL, NCD, UDC valgono meno! Quindi di fatto si aumenta, nel nuovo senato, il potere del PDR, anche perché cambieranno ogni 7 anni. Quindi ognuno potrà, per così dire, mettere i suoi di volta in volta.

Art. 60:
Articolo 4 della famigerata riforma: l'articolo 60 della costituzione, cioè il seguente

"La Camera dei deputati e il Senato della Repubblica sono eletti per cinque anni [cfr. art. 88].
La durata di ciascuna Camera non può essere prorogata se non per legge e soltanto in caso di guerra."

semplice semplice diventa 

«Art. 60. – La Camera dei deputati è eletta per cinque anni.
La durata della Camera dei deputati non può essere prorogata se non per legge e soltanto in caso di guerra»

Anche qui... avrei qualcosina da ridire. La camera può essere sciolta, ma il Senato no? Entri in senato, et voilà, basta con questa folle paura che il governo possa cadere. Fino alla prossima elezione della tua regione o del tuo comune, sei a posto, con immunità, rimborsi e via discorrendo.

Art. 63:
Articolo 5 della riforma. Questo è un po' più contorto... il vecchio articolo 63 recita così

"Ciascuna Camera elegge fra i suoi componenti il Presidente e l'Ufficio di presidenza.
Quando il Parlamento si riunisce in seduta comune [cfr. art. 55 c. 2], il Presidente e l'Ufficio di presidenza sono quelli della Camera dei deputati."

Cristallino. La camera elegge il presidente della camera e i vicepresidenti della camera; il senato elegge il presidente del senato e i vicepresidenti del senato; quando sono in seduta comune, a presiedere ci sono presidente e vice della camera dei deputati.

Nella proposta di riforma... qualcosa cambia

«Il regolamento stabilisce in quali casi l'elezione o la nomina alle cariche negli organi del Senato della Repubblica possono essere limitate in ragione dell'esercizio di funzioni di governo regionali o locali»

Balza subito agli occhi che non c'entra nulla con l'attuale: dice, in pratica, che il senato può varare regole, che possono rigettare, invalidare l'elezione alle cariche interne. Presidente, vice, ecc. Che ne so, se un consiglio regionale nomina senatore il sindaco di... Roma (si fa per dire) e il regolamento dice, boh, la qualunque, non possono essere presidenti (o vice) i sindaci di città con più di 1.000.000 di abitanti... ecco che il sindaco di Roma non può fare il presidente del senato. E' un esempio, prendetelo come tale. La Costituzione demanda al regolamento interno del senato, che può essere scritto e riscritto dai senatori, una cosa così importante? E' effetto della non eleggibilità del senatore: mentre ora il senatore fa solo il senatore, nel futuro senato il consigliere-senatore, o sindaco-senatore, avrà un bel da fare! Mica potrà occuparsi di quisquiglie! Quali saranno le condizioni per fare bene il senatore... beh, preferisco non scoprirlo votando no alla riforma.


venerdì 26 agosto 2016

Riforma costituzionale II - art. 57 della Costituizione

Buongiorno amici lettori,

prosegue l'analisi della riforma costituzionale Renzi, Boschi, Verdini.

Oggi vorrei parlarvi dell'articolo 2, quello che va a sostituire l'articolo 57 della Costituzione.

Ora, bisogna dire che questo articolo è già stato toccato dal 48 ad oggi. Infatti, la versione del 48 recitava così:

Art. 57

"Il Senato della Repubblica è eletto a base regionale.

A ciascuna Regione è attribuito un senatore per duecentomila abitanti o per frazione superiore a centomila.

Nessuna Regione può avere un numero di senatori inferiore a sei. La Valle d'Aosta ha un solo senatore."

Chiarissimo: un senatore ogni 200.000 abitanti, più uno se il resto è superiore a 100.000. All'epoca Abruzzo e Molise erano una regione unica, che poi furono divise nel 1963, quindi l'unica regione ad aver bisogno di una legge "speciale" era la Valle d'Aosta.

L'articolo è stato modificato ben 3 volte: il 9 febbraio del 1963, in cui venne agguinto un comma: 
"La ripartizione dei seggi tra le Regioni, previa applicazione delle disposizioni del precedente comma, si effettua in proporzione alla popolazione delle Regioni, quale risulta dall'ultimo censimento generale, sulla base dei quozienti interi e dei più alti resti."

poi il 27 dicembre del 63, in cui venne istituita la regione Molise appunto, e l'ultima volta nel 2001, in cui vennero introdotti i senatori eletti all'estero.

Il testo attualmente vigente è il seguente

"Il Senato della Repubblica è eletto a base regionale, salvi i seggi assegnati alla circoscrizione Estero.

Il numero dei senatori elettivi è di trecentoquindici, sei dei quali eletti nella circoscrizione Estero.

Nessuna Regione può avere un numero di senatori inferiore a sette; il Molise ne ha due, la Valle d'Aosta uno.

La ripartizione dei seggi tra le Regioni, fatto salvo il numero dei seggi assegnati alla circoscrizione Estero, previa applicazione delle disposizioni del precedente comma, si effettua in proporzione alla popolazione delle Regioni, quale risulta dall'ultimo censimento generale, sulla base dei quozienti interi e dei più alti resti"

Lo hanno già pasticciato, rispetto all'originale, ma è molto chiaro. Ora analizziamo la proposta di modifica della nuova costituzione. Passiamo dalle 43 parole dell'orginale, alle 93 attuali, per arrivare alle 231 della riforma. La famosa "semplificazione" appunto...

"Il Senato della Repubblica e' composto da novantacinque senatori rappresentativi delle istituzioni territoriali e da cinque senatori che possono essere nominati dal Presidente della Repubblica.
I Consigli regionali e i Consigli delle Province autonome di Trento e di Bolzano eleggono, con metodo proporzionale, i senatori tra i propri componenti e, nella misura di uno per ciascuno, tra i sindaci dei Comuni dei rispettivi territori." (Non eleggiamo più noi i senatori. Li sceglieranno i consigli regionali. Cosa andranno a fare lo abbiamo visto nel capitolo precedente... si autocontrolleranno le spese e decideranno sulle norme europee, ovvero il 70% delle nostre leggi)

Nessuna Regione puo' avere un numero di senatori inferiore a due; ciascuna delle Province autonome di Trento e di Bolzano ne ha due. La ripartizione dei seggi tra le Regioni si effettua, previa applicazione delle disposizioni del precedente comma, in proporzione alla loro popolazione, quale risulta dall'ultimo censimento generale, sulla base dei quozienti interi e dei piu' alti resti. (Il numero di senatori passa da 315 a 100, ma quelli a cui ha diritto la valle passano da 1 a 2. Dovremmo essere contenti? No, perché quei 2 senatori non li sceglieremo noi, ma la classe politica che attualmente comanda in regione. Aiuto!!)

La durata del mandato dei senatori coincide con quella degli organi delle istituzioni territoriali dai quali sono stati eletti, in conformita' alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi, secondo le modalita' stabilite dalla legge di cui al sesto comma. (Questo punto è interessante. Le elezioni nazionali sono sfasate rispetto a quelle regionali: questo significa che è molto probabile avere una composizione politica del senato, molto diversa da quella della camera: ovvero maggioranze diverse nelle due camere. Queste maggioranze diverse si faranno ostruzionismo continuo. Se pensiamo che il senato continuerà ad avere competenza per l'emissione del 70% delle nostre leggi... altro che leggi più veloci! Ri-Aiuto!)

Con legge approvata da entrambe le Camere sono regolate le modalita' di attribuzione dei seggi e di elezione dei membri del Senato della Repubblica tra i consiglieri e i sindaci, nonche' quelle per la loro sostituzione, in caso di cessazione dalla carica elettiva regionale o locale. I seggi sono attribuiti in ragione dei voti espressi e della composizione di ciascun Consiglio (ça va sans dire)

Se avete resistito fino alla fine (è stata dura lo so), ditemi voi se un tale casino vale la pena di essere votato. Non era più semplice abolire il senato tout court? Con un risparmio di un miliardo di euro, anziché di una manciata di milioni, spicciolini?

poi fate voi, se #bastaunsi per farci fregare...



Riforma costituzionale I - art. 55 della Costituizione

Buongiorno amici lettori

con questo post, inizia una serie di riflessioni sulla riforma costituzionale, quella targata Renzi, Boschi, Verdini, che tanto fa discutere.

Partiamo proprio dal primo articolo della riforma, quello che va a cambiare l'articolo 55 della Costituzione. Vedremo quindi com'è l'articolo attualmente in vigore e come lo vogliono modificare.

Attuale

"Il Parlamento si compone della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica."
Direi che no n c'è nulla da analizzare, lo capisce anche un bambino. Quindi hanno deciso di "semplificarla" così

Riforma R, B, V
"Il Parlamento si compone della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica. (Come sopra)

Le leggi che stabiliscono le modalità di elezione delle Camere promuovono l'equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza. (Quote rosa in costituzione. Care donne, non varrete mai abbastanza da poter sperare di essere elette perché brave. Inoltre esiste una direttiva europea che chiede le quote rosa, tutte le leggi elettorali già la contengono. Ma sì, mettiamola pure in costituzione)

Ciascun membro della Camera dei deputati rappresenta la Nazione. (E cosa diamine dovrebbero rappresentare? Attenzione poi alle parole: rappresentano non i cittadini, ma "la nazione".)

La Camera dei deputati è titolare del rapporto di fiducia con il Governo ed esercita la funzione di indirizzo politico, la funzione legislativa e quella di controllo dell'operato del Governo. (Tradotto: solo la camera da la fiducia al governo.)

Il Senato della Repubblica rappresenta le istituzioni territoriali ed esercita funzioni di raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica. (Che vuol dire? Qui dentro c'è tutto e il suo contrario. Significa che le regioni potranno portare leggi in parlamento e farle approvare? O che si potranno lamentare tramite i senatori? La frase è chiara ma la sua applicazione mi pare piuttosto nebulosa)

Concorre all'esercizio della funzione legislativa nei casi e secondo le modalità stabiliti dalla Costituzione, nonché all'esercizio delle funzioni di raccordo tra lo Stato, gli altri enti costitutivi della Repubblica e l'Unione europea. (Ehi, aspetta. È uguale a quello di prima. Hanno aggiunto l'unione europea. Qual'è quello buono, quello sopra o quello sotto? Il senato potrà o non potrà fare da raccordo co l'UE? Cosa tra l'altro semplicemente ridicola, in quanto l'UE ha dei suoi meccanismi. Esiste un parlamento europeo e una commissione europea ecc. Non è che possiamo mandarci i senatori. Boh, io non capisco che voglia dire)

Partecipa alle decisioni dirette alla formazione e all'attuazione degli atti normativi e delle politiche dell'Unione europea. (Ah, fantastico. Praticamente il 70% delle leggi che vengono emesse sono di origine europea. Quindi questo senato non eletto da nessuno, composto dalla classe politica più corrotta del paese, concorrerà alla scrittura del 70% delle nostre leggi. Evviva, sono proprio felice)

Valuta le politiche pubbliche e l'attività delle pubbliche amministrazioni e verifica l'impatto delle politiche dell'Unione europea sui territori. (No, fatemi capire. Sindaci e consiglieri regionali dovranno valutare l'utilizzo dei fondi europei... di comuni e regioni? Finora si sono limitati a spenderli male, ora potranno anche dirsi che sono stati bravi)

Concorre ad esprimere pareri sulle nomine di competenza del Governo nei casi previsti dalla legge e a verificare l'attuazione delle leggi dello Stato. (Esprime pareri, verifica e... basta)

Il Parlamento si riunisce in seduta comune dei membri delle due Camere nei soli casi stabiliti dalla Costituzione" (questo è chiaro, ora andatevi a cercare gli articoli che lo prevedono)

Finito. Siete esausti? Pure io... ed è solo il primo articolo della riforma. Io voglio una costituzione chiara, non una schifezza dove tutto sarà interpretato a piacere.

#bastaunsì per creare un casino di prorporzioni bibliche



lunedì 8 agosto 2016

Le parole che non ti ho detto

Non è giusto… tu te ne sei tornata nel tuo mondo. E mi hai lasciato qui… da solo…

Avrei voluto scrivere queste parole in una lettera, ma non hai risposto all'ultima che ti ho mandato… e io non ti scriverò più, siccome è evidente che non vuoi più avere nulla a che fare con me.

Un po' mi spiace… quante cose avrei voluto dirti… e allora farò così: consegnerò queste parole alla corrente, all'oceano della rete, come un messaggio in bottiglia da un naufrago su un'isola deserta.

E la prima cosa che voglio dirti è: “Avevo ragione io.”

Oh! Che liberazione! Sì! Avevo ragione io. Non che la cosa mi faccia stare molto meglio, ovvio. Come sarebbe “in cosa avevo ragione?”: ovvio. Avevo ragione sul vivere la vita ogni momento, avevo ragione a dire che bisogna vivere oggi, perché domani chissà... E un po' ti mandavo in confusione e questo mi piaceva da morire.

Non sono forse mai riuscito a farti capire quanto mi piacesse sentirti parlare in Spagnolo. “Jamas! Jamas!” Adoravo sentirtelo dire, anche perché capivo che ero io a farti confondere, tanto che dimenticavi con che lingua parlarmi.

Ho vissuto abbastanza da sapere che la vita è qualcosa di mutevole, che oggi ti da la cosa più bella del mondo e domani te la toglie. E allora te la devi godere finché ce l'hai. Anche con te ho applicato questa semplice regola. Tu non capivi sempre, dicevi che ci sarebbe stato tanto tempo, che avremmo potuto questo e quello e mille cose meravigliose… il guaio è che ci ho creduto un po' anche io. Invece sei apparsa nella mia vita giusto il tempo per sconvolgerla, e così come sei apparsa, esattamente due mesi e un giorno dopo, sei andata via...

Forse sei semplicemente arrivata al momento giusto della mia vita. Avevo appena chiuso una storia molto lunga, avevo appena comprato casa, mio zio morì proprio in quei giorni… E io mi interrogavo. Mi interrogavo su me stesso, chiedendo se sarei mai stato capace di amare qualcuno sul serio. Ed eccoti là... Il tuo scopo nella mia vita probabilmente è stato quello: farmi vedere che posso, che sono capace di amare, di sentirmi "così", quel "così" che solo chi l'ha provato può capire.

Tu mi hai accompagnato nei primi passi di un nuovo capitolo della mia vita, un capitolo turbolento e mutevole: quindi dovevo immaginare che non ti saresti fermata a lungo.

Non ho rimpianti… ho solo tanti meravigliosi ricordi. Momenti… che non se ne andranno mai più. E di questo ti ringrazio.

La prima volta che ti vidi, sul treno, mentre andavo a vegliare mio zio negli ultimi giorni di vita. Riuscii a parlarti e a lasciarti il numero. Ero convinto che lo avresti buttato via al primo cestino... invece... mi scrivesti.

Il primo appuntamento, a colazione, in una piazza Chanoux innevata di fresco la notte prima… Neppure i poeti avrebbero potuto immaginare qualcosa di più bello e romantico.

Il primo bacio... Ci fermammo in mezzo alla strada, in silenzio e io, non so perché, cominciai a giocare con una ciocca dei tuoi capelli. Mi avvicinai... non sapendo bene cosa aspettarmi: poi tu ti togliesti gli occhiali e io capii che sarebbe successo davvero, che ci saremmo davvero baciati… Rido ancora adesso, per quel semplice gesto, che diede inizio alla nostra relazione.

E poi quel tuo modo di intendere la vita, senza paura, sebbene senza certezze. A cosa servono le certezze, tu hai fede, fiducia e vai incontro al mondo, alla vita.

Già…

Sai, non credo che mi faccia male tanto il fatto che tu sia partita: mi fa più male che sia stato così facile per te lasciarmi alle spalle. Non hai versato neppure una lacrima? Davvero non ti capita mai di pensarmi? Mi hai cancellato così, con uno schiocco di dita? Allora sì, questo un po' mi fa male… perché mi fa capire che, fin dall'inizio, per te non è stato importante.

E su questo, ammettilo, un po' mi hai preso in giro. Mi hai sempre parlato come se la nostra dovesse essere una storia per la vita… “avremo tempo”, “scopriremo assieme”, “faremo assieme”… E ci ho creduto, ci ho creduto e ho abbassato le difese. E mi hai sempre cercato, desiderato, voluto, con quel sorriso e quella luce negli occhi, con quella passione in quei baci, tanto intensi da farci male alle labbra. Erano finti? No, non lo riesco a credere. Forse sei semplicemente fatta così ed è anche per come sei fatta che ti ho dato il mio cuore…

Sei partita il giorno del mio compleanno. Questa è un'altra cosa che fa male. Lo so… non potevi altrimenti, lo so… Ogni giorno sarebbe andato bene, in fondo che cambiava, ogni giorno: tranne quello…

E adesso nulla è più come prima… Ora, che so cosa vuol dire essere innamorati davvero; ora che so di essere capace a provare certe emozioni, come potrò accontentarmi di qualcosa di meno?

E' impossibile… 

Non mi fisserò a te trasformandoti in uno di quegli amori impossibili da poeta maledetto: andrò avanti… Ma lo so già: se sulla mia strada non arriverà un amore altrettanto grande, o perfino più grande, allora sceglierò la solitudine. Sì… questa solitudine che ho maledetto a lungo in gioventù e che ora mi è così cara.

Con questa lettera, abbandonata nel mare di internet, chiudo anche questo capitolo… chissà chi la leggerà e chissà se farà vibrare un po' di quell'emozione che provo io scrivendola.

Avrei tanto voluto ricevere una tua lettera. Una lettera vera, col francobollo, scritta a mano, come nei tempi civili. Come quelle che mia nonna mi faceva aprire da bambino, ti ricordi vero? Te l'ho raccontato.

E non avresti dovuto scriverci chissà che poemi o dichiarazioni d'amore. Forse nemmeno un arrivederci... Mi sarebbe bastato un semplice “Addio”…


venerdì 20 maggio 2016

Agorà della democrazia, Piazza Chanoux, sabato 28 maggio, dalle 10.00 alle 20.00

Buongiorno cittadino/a

Il 28 maggio sarà una giornata molto importante: una giornata comune di mobilitazione con le campagne di partecipazione democratica e di raccolta firme che, in queste settimane, si offrono all’attenzione dei cittadini valdostani.

La convinzione comune è che la Democrazia non può vivere senza la partecipazione diretta dei cittadini. Referendum, Leggi di iniziativa popolare, Petizioni sono strumenti con i quali il popolo sovrano decide di dare più forza e qualità alla vita pubblica.

In piazza Chanoux ad Aosta, dalle 10:00 alle 20:00, verranno allestiti 5 gazebo e i cittadini potranno informarsi, parlare con i promotori delle diverse campagne e firmare per Lavoro, JobsAct, Diritti, Scuola, Ambiente, Trasporti, Democrazia, Rifiuti, Costituzione, Italicum.

Dalle ore 16 sarà organizzata animazione per i bambini.

Ricordiamo anche che è possibile firmare nel proprio comune per molte di queste iniziative

Questo è un momento storico in cui non si può restare a guardare. Mobilitati, informati, partecipa

Agorà della democrazia, Piazza Chanoux, sabato 28 maggio, dalle 10.00 alle 20.00
 
Diffondi questo messaggio tra i tuoi contatti
 
 

martedì 17 maggio 2016

Il teorema della crescita infinita: PIL reale, inflazione e PIL nominale

Buongiorno amici lettori,

dopo un po' di assenza oggi mi sento ispirato a dibattere un po' con voi, nuovamente, di temi economici. Scriverò diversi capitoli, sul tema della ricchezza prodotta e sulla crescita, che alcuni pretendono possa essere infinita.

Per parlare di ricchezza e crescita, non si può non parlare di PIL (Prodotto Interno Lordo).

Vi suggerisco a riguardo questo articolo, secondo me molto semplice ed esplicativo.

Vediamo in particolare che esistono più tipologie di PIL (interno, destagionalizzato, ecc...). In questo mio post vorrei parlare in particolare di PIL reale e PIL nominale.

Il PIL reale, come si evince, è la ricchezza prodotta, in termini di beni, ore di lavoro, servizi erogati ecc. La quantità di quello che viene costruito, venduto, prodotto, supponendo di vivere in un mondo dove i prezzi restano sempre invariati.

Immaginiamo semplicemente una fabbrica di auto e le auto che produce: produce, attenzione! Non vende, perché quella è un'altra cosa.

Anno - Auto prodotte
2010 - 1000
2011 - 1010 (+1.00%)
2012 - 1020 (+0.99%)
2013 - 1020 (0%)
2014 - 1010 (-0.98%)
2015 - 1005 (-0.49%)

Vediamo chiaramente un periodo di crescita, seguito da un periodo di recessione. Poco importa che comunque nel 2015 ho prodotto più auto che ne 2010. Per l'economia del capitale attuale, è importante che il numero di auto prodotte continui a crescere.

Ora però aggiungiamo un dato. Il numero di auto vendute e a quale prezzo.

Anno - Auto prodotte   -   Auto vendute - Prezzo - Totale incassato - Valore Auto totale
2010 - 1000                     1000                10       - 10.000                 1000 x 10 = 10.000
2011 - 1010 (+1.00%) -   1010                11       - 11.110                  1010 x 11 = 11.110 (+11,1%)
2012 - 1020 (+0.99%) -   1015                12       - 12.180                 1020 x 12 = 12.240 (+10,17%)
2013 - 1020 (0%)        -   1000                11       - 11.000                  1020 x 11 = 11.220 (-8,33%)
2014 - 1010 (-1.01%)  -   1000                10       -10.000                  1010 x 10 = 10.100  (-9,98%)
2015 - 1005 (-1.00%)  -   1000                 9        - 9.000                   1005 x   9 =  9.045   (-10.45%)

E' uno scenario ipotetico, ovviamente, ma realistico.
Nel primo e secondo anno, la fabbrica vende tutte le sue automobili. Ne produce di più, ma lo stesso riesce a venderle. Il mercato è in espansione e quando c'è molta domanda, rispetto all'offerta, anche i prezzi salgono. E' l'inflazione. Ad esempio, tra il 2010 e il 2011 vediamo che l'inflazione è salita dell'10%! (da 10 a 11).

L'inflazione va a sommarsi al PIL reale (al numero di auto prodotte, nel nostro esempio), tanto che la crescita acquisita finale, il PIL nominale, risulta più alto. Ben 11.1%! Una crescita da far paura alla Cina dei tempi migliori. Anche nel 2012, ho una crescita importante, ben il 9... %!

Però nel 2012 accade qualcosa: ho prodotto e venduto più auto che nel 2011, le ho vendute ad un prezzo più alto, ma non le ho vendute tutte. Ho quindi un avanzo di 5 auto non vendute.
Per porre rimedio, la fabbrica opta per l'opzione più semplice: abbassa il prezzo. Introduco una "deflazione".

Ora, in una situazione di mercato in crescita, questo può essere vincente: la fabbrica venderebbe molte più auto, e quindi la crescita si mantiene. Supponiamo però che ci sia la crisi. Le banche non prestano soldi, le tasse sono alte ecc. Ecco che, nonostante il prezzo sia più basso, il numero di auto vendute scende ancora. A 1000. Il PIL reale (auto prodotte) non è sceso. Ma siccome le auto valgono meno, a causa della deflazione, il PIL nominale (reale + inflazione), crolla a -8,...%!!

E così via, in recessione. L'anno successivo produco meno pezzi, perché non riesco a venderli: lascio a casa degli operai, cassa integrazione, ecc, proseguendo quindi la spirale negativa.l

Questo fa vedere quanto l'inflazione influisca sul PIL nominale. Se ad esempio, grazie a degli incentivi statali, riesco a mantenere aperta la fabbrica e riesco a produrre comunque tante auto, se il mercato non è in grado di acquistarle, potrei avere per assurdo una crescita del PIL reale (produco più auto), ma siccome queste non vengono vendute, il prezzo crolla e quindi avrei una deflazione.

Il PIL nominale potrebbe quindi essere comunque negativo.

E' proprio quello che sta accadendo in questi giorni. Particolari condizioni hanno permesso al PIL di aumentare, dello 0.3%... ma l'inflazione è negativa (deflazione), a -0.5%. Il PIL nominale è quindi negativo. Produco più beni, ma valgono di meno, perché non riesco a venderli.

Ora, siccome la nostra economia è basata su due paradigmi, crescita e debito, se una viene a mancare resta solo l'altra. Se manca la crescita, resta solo il debito: guarda un po', quello che accade proprio in questo periodo.

E sono state pensate molte ricette, per far vendere di più, per far comprare di più e far salire i prezzi. Ma di questo parleremo in un altro capitolo...

Attendo le vostre domande e considerazioni, correzioni e suggerimenti.
Buona crescita a tutti

 

giovedì 3 marzo 2016

Reddito di cittadinanza, senza spendere un solo euro di soldi pubblici: ecco come.

Buongiorno amici internauti.

Oggi vi regalerò una chicca: è possibile, calcoli alla mano, realizzare un reddito di cittadinanza europeo, senza spendere un solo euro di soldi pubblici.

No, non è uno scherzo, è piuttosto facile.

Sapete tutti cos'è il Quantitive Easing?

Lo spieghiamo in due parole: la BCE (Banca Centrale Europea) acquista titoli di stato dei paesi membri, da un mercato secondario. Ne compra a botte di 60 miliardi al mese!! 720 miliardi di euro all'anno!!

Questo è denaro che la BCE crea: lo stampa. Vorrei dire che prende un pezzo di carta e ci scrive un numero, ma non è neppure vero, poiché la maggior parte del denaro creato è virtuale, solo una parte diventa "monete e banconote."

Ora... questa montagna di soldi, va in mano principalmente a banche e grandi istituti di credito e dovrebbe servire, negli intenti della BCE, ad aumentare l'inflazione, cioè la crescita dei prezzi all'interno dell'euro zona.

L'inflazione è un indicatore di crescita economica, è un buon strumento per aumentare il PIL. Il calcolo del PIL viene infatti sommando il PIL nominale, la ricchezza effettivamente prodotta, all'inflazione, aumentando così il risultato finale e alleggerendo il rapporto deficit/pil che tanti grattacapi provoca ultimamente. (Per chi vuole approfondire, ne ho già scritto qui...)

La soluzione della BCE è quantomeno singolare... cioè... siccome ci sono milioni di persone, ridotte alla fame a causa di politiche bancarie fallimentari, creo moneta e... ovviamente... la dò alle banche!!

Una legge sul reddito di cittadinanza, per l'Italia, è di recente approdata in parlamento: se ne discute molto e l'obiezione più frequente è "Dove prendiamo le risorse?"

Domanda legittima. Il costo del reddito di cittadinanza, per l'Italia, è stimato in circa 15 miliardi. (Fonte ilsole24ore.it)

Ora... con un conto piuttosto approssimativo, l'Italia rappresenta circa un decimo dell'intera popolazione dell'Unione Europea. (60 milioni su 550 milioni a spanne). Quindi, considerando paesi in cui si sta meglio e paesi in cui si sta un po' peggio, che ne dite? Si può stimare che con 150 miliardi, si potrebbe istituire un reddito di cittadinanza europeo?

E chiedo... se la BCE, di quei 720 miliardi all'anno che stampa per le banche, ne devolvesse 150 a questo scopo? Avremmo un reddito di cittadinanza europeo, udite udite, completamente gratis, senza gravare sui conti pubblici dei singoli stati.

Inoltre, iniettando liquidità nelle tasche di chi è in difficoltà, si avrebbe un balzo dei consumi di base. Una banca che incamera miliardi, li reinveste all'estero, se li tiene, fa operazioni finanziarie. Un poveraccio che incamera 780 euro al mese, li usa per mangiare e per le spese di base.

Una spinta all'inflazione, ai consumi e quindi al lavoro immenso! Oltre a togliere da una grave difficoltà milioni di persone e tutto ciò... gratis... Senza aumentare le tasse, senza togliere soldi a qualcun altro. Gratis! Lo ridico... gratis!!

Dubito che i geni della BCE non ci abbiano pensato... Se ci sono arrivato io che sono l'ultimo dei cretini, ci sono arrivati certamente anche loro.

Questo la dice ovviamente lunga, sulla politica europea. Le banche vengono foraggiate, i cittadini calpestati.

Voi che ne pensate? Vi sembra così assurda questa mia ricetta?
Spero che qualche economista o esperto mi smentisca, perché sapere che il denaro creato dal nulla finisce a pochi istituti già straricchi, anziché nelle tasche di chi muore di fame, è quantomeno deprimente...

Passate parola




lunedì 15 febbraio 2016

La fantastica storia di "Io non voto! Tanto sono tutti uguali! (e fa pure figo)"

C'era una volta "Io non voto! Tanto sono tutti uguali! (e fa pure figo)", che per comodità chiameremo Figo.

Figo ne aveva per tutti: "Nessuno è degno del mio voto e della mia attenzione." diceva.
"Tutti rubano, tutti sono ladri, nessuno fa niente!" 

Neppure Figo faceva niente, né si impegnava particolarmente: dall'alto della sua illuminata intelligenza, sosteneva giustamente che dovessero essere gli altri a sbattersi e, in quanto esseri inferiori, sbattersi per avere in cambio le sue critiche.

Figo lavorava in fabbrica, assieme ad altri 1000 operai.
Accanto alla fabbrica di Figo, c'era un'altra fabbrica, in cui lavorava Sfigato, sempre di 1000 operai.

In entrambe le fabbriche, la discussione politica era accesa: io voto questo, io quest'altro, no tu non capisci niente, vota questo qui che ha promesso un lavoro in comune a mio cugino.

Figo iniziò a deriderli tutti: "Voi, piccoli inutili schiavi del sistema. Non capite che la più grande rivoluzione oggi è non votare? Fate come me. Non vi schierate, non votate, criticateli e basta! E' così che si cambia il mondo!"

E un po' per volta, i colleghi di Figo si lasciarono convincere: "Ma vuoi vedere che, sotto sotto, c'ha ragione lui?"

Fu così, che giunte le elezioni, 900 operai della fabbrica di Figo non andarono a votare. Nella fabbrica di fianco, quella di Sfigato, quasi tutti erano andati, in quella di Figo quasi nessuno.

E venne la crisi. Le due fabbriche furono duramente colpite e finirono sull'orlo della chiusura.
Due mila operai incavolati neri andarono a manifestare sotto la finestra del Governo!

- "Governo." disse il ministro del lavoro. "La situazione è seria, che facciamo?"
Il Governo era preoccupato: non poteva salvare entrambe le fabbriche, ma non voleva perdere consensi. Fu allora che si accorse, che nella fabbrica di Figo nessuno era andato a votare, nessuno praticava attivismo politico, tutti criticavano e basta, sentendosi fighi come Figo.

- "Questi non votano, non si impegnano, sanno solo criticare e basta. Se anche chiudo la loro fabbrica, il mio consenso non ne risentirà."

E così Governo salvò la fabbrica di Sfigato: 1000 voti facevano comodo. E lasciò fallire invece quella di Figo...

"Io non voto! Tanto sono tutti uguali!" non sembrava più così Figo ora...


venerdì 5 febbraio 2016

Filosofia economica - Capitolo IV - Teoria del bisogno: ho voglia di...

Salve a tutti, amici lettori.

Con questo post penso di poter concludere la mia personale e assolutamente amatoriale Teoria del bisogno...

Bisogni indispensabili, primari, secondari... e poi? Oltre vi è un campo vastissimo, che va a toccare la personalità, la cultura, le abitudini e il subconscio di ognuni di noi.

In questo caso è molto difficile fare un elenco: ciò che per me è una cosa indispensabile, per un altro potrebbe non essere una cosa importante e viceversa.

Penso che questo ultimo capitolo si possa riassumere tutto con: "Ho voglia di..."

E' una branca dell'economia piuttosto recente, almeno per quanto riguarda il grande pubblico: la crescita economica, portata dal capitalismo, l'aumentare delle risorse e delle opportunità, ha piano piano slegato una grandissima massa di persone dai propri "doveri" e "obblighi" e ha allargato tantissimo l'esplorazione del "superfluo".

Superfluo, tutto ciò di cui non abbiamo bisogno in senso letterale, ma che ci da piacere. Andare al cinema non è certo un obbligo, così come fare sport o visitare musei. Tutte quelle milioni di attività che caratterizzano il nostro, seppur ridotto a volte, tempo libero.

E' ciò che di fatto caratterizza una società che amiamo definire avanzata: ovvero la cultura di ciò che è inutile, ma ci da felicità. Ecco, la parola magica: "felicità".

Tutta la nostra economia si dovrebbe basare sulla felicità... invece... si basa sul "bisogno". E' evidente a tutti la differenza?

"Compra il mio prodotto e sarai felice. Bello\a. Famoso\a. Desiderato\a. Perfetto\a." Ecc ecc.

Basare un'economia sulla felicità, significherebbe insegnare alle persone il senso di questa parola: insegnare come essere felici. E noi dovremmo fare una cosa difficilissima: imparare ad essere felici.

E' molto difficile, ci va studio, impegno, disciplina: in un mondo basato sulla felicità, l'avidità non ha molto posto, perché la felicità non è acquistabile.

Il bisogno invece sì: il bisogno è fisico, concreto, si paga in soldi sonanti.

Pertanto, io venditore, DEVO creare un bisogno nelle persone e ovviamente poi soddisfarlo, incassando il mio giusto compenso. E come faccio a creare un bisogno? Ovviamente sfruttando ciò che manca alla maggior parte delle persone: la felicità.

Prendi una persona infelice, convincila che comprando una tal cosa o servizio sarà felice et voilà! Il gioco è fatto.

L'economia del bisogno è l'antitesi dell'economia della felicità: si nutre di infelicità, si nutre di vuoto intellettuale e morale, si nutre di disperazione, di senso di smarrimento e di mancanza di valori.

Come possiamo creare un mondo con dei valori, se l'economia che utilizziamo si basa sulla distruzione degli stessi? Un mondo ricco di cultura, di buoni sentimenti, di benessere, di tempo libero, insomma, di felicità, non si vende... E fine della storia.

Un'economia attanagliata dall'ossessione della crescita non può permettersi un mondo felice...

La più grande rivoluzione che ognuno di noi può fare è proprio questa: essere felici! La felicità abbatterà il sistema e salverà il mondo!
E qui si conclude il mio personale e del tutto ignorante viaggio nella filosofia economica.

Tutto ciò che ho scritto è parzialmente supportato da dati e teorie, ma soprattutto dall'osservazione personale e soggettiva del mondo che mi circonda.

Non se ne abbiano a male, coloro che la pensano diversamente e si sentano anzi liberi di interagire.

Buona felicità a tutti