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sabato 28 novembre 2015

Il Bilancio Regionale, Napoleone e la Belote

Venerdì 27 novembre, ristorante Napoléon, a Montjovet.

Due eventi in contemporanea. Al piano di sopra, il torneo di Belote, al piano di sotto un incontro sul bilancio, organizzato dai consiglieri di maggioranza del PD.

Sì, sono andato ad un incontro del PD: sono un cittadino della bassa Valle, se la maggioranza organizza un incontro per parlare della legge più importante che viene discussa nell'anno solare, ritengo sia mio dovere partecipare, anche se è fatta da un partito politico che non mi sta simpatico.

L'incontro è stato interessante, ma inquietante. Le cifre sono da ecatombe... Quando c'erano montagne di soldi, sono stati spesi male, ormai è stato dento tante volte che ho quasi la nausea a scriverlo.

Non riesco a non pensare che per la Vallée si prospettino tempi durissimi, per tanti motivi: il mondo si sta girando sottosopra e non vi è essere umano che possa impedirlo. Notizia fresca di ieri, la Lavazza di Verres chiude... i dipendenti di Avda sono senza stipendio e senza cassa, i dipendenti del Carrefour in agitazione, insomma il mondo del lavoro sta crollando. I trasporti sono al tracollo e un assessore folle e irresponsabile butta 50 e più milioni per acquistare inutili bimodali che vedremo tra anni, abbiamo carrette mangia soldi, decine di partecipate, che continuano a stare lì, a mangiare soldi nostri che non ci sono più. L'agricoltura soffre, il turismo barcolla...

Tuttavia, non sono queste notizie pur brutte che mi fanno pensare che siamo nei guai: la cosa peggiore, che mi fa davvero temere per il futuro, è che le persone, i cittadini, non hanno la minima idea di tutto ciò.

Due eventi venerdì 27 novembre, al Napoléon... al torneo di Belote hanno partecipato decine di persone. Bellissima la Belote, divertente, animata, ma... non muove di un millimetro nulla.

All'incontro sul bilancio, qualcosa che può influire pesantemente sul futuro di tutti noi... pochi sparuti pazzi.

C'è da stupirsi? Sono cresciuto in una regione dove l'indifferenza e l'omertà sono peggio che nelle regioni considerate mafiose; una regione dove non ci si è mai preoccupati per il futuro, tanto l'assessore mi troverà un lavoro in una qualche partecipata. Una regione dove i problemi non si risolvono per tutti, ma per l'amico: "Faccio un paio di telefonate, vedrai che andrà tutto a posto."

Le montagne di soldi che per decenni sono arrivati, ci hanno portato a questo... Ci siamo tutti potuti permettere di essere egoisti, ci siamo permessi di sprecare e sperperare, ci siamo permessi di pensare che potesse durare per sempre. La storia, si sa, presenta sempre il conto: il conto è arrivato, è caro e salato.

E chi lo ha prodotto quel conto salato? Certo, chi è stato al potere, chi ha alimentato e tenuto in piedi quel meccanismo, chi oggi alza le mani e punta il dito contro il "cattivo stato centrale", che ha tolto il suo ricco capezzolo dalle troppe bocche che lo succhiavano. Ma la dura e pungente verità, è che se cerchiamo un colpevole, non abbiamo che da metterci allo specchio: tutti noi abbiamo succhiato da quel capezzolo, tutti noi ci siamo crogiolati nel caldo abbraccio protettivo e generoso, senza porci troppe domande, sordi alle poche voci di allerta.

Mamma regione non c'è più... e molti valdostani che hanno vissuto attaccati alla sua gonna, oggi si sentono un po' orfani. Rifugiatevi nella Belote, nelle Batailles, nel Casinò dai 20 milioni di debito all'anno... ma aprite gli occhi per Dio! Mamma regione non c'è più, forse è il momento che tutti ce ne rendiamo conto.

Forse è giunto il momento di diventare adulti, rimboccarci le maniche e camminare con le nostre gambe.

Lunedì inizierà, in consiglio regionale, la discussione sulla legge di bilancio. Quanti di noi lo sanno? Quanti se lo ricordano? E mentre si decide del nostro futuro, sceglieremo di informarci, o andremo a giocare a Belote, infischiandocene come abbiamo fatto negli ultimi 40 anni?



martedì 24 novembre 2015

Filosofia economica - Capitolo V - Chi ha pagato il mio cellulare?

Chi ha pagato il mio cellulare?

"Io!", avrei risposto qualche tempo fa.
Lavoro e, un bel giorno, la mia ditta mi premiò: non proprio in denaro, ma in buoni d'acquisto.

Da tempo pensavo di comprare un cellulare, di quelli che usi col ditino, un "telefono intelligente", insomma, uno smartphone. Mi recai in un centro commerciale e, dopo un po' di cernita, ne comprai uno da 99 euro. Pagai con i buoni e me ne tornai felice e sereno a casa, munito del mio nuovo gingillo.

"Mai farsi troppe domande", dice un detto. L'ignoranza è un bene. Siccome sono un cretino, invece, ad un certo punto mi sono posto una domanda. "Come viene fabbricato un cellulare? Per cosa ho speso i miei soldi?"

99 euro... di cui il 22% è composto dall'Iva: quindi il costo reale è di 81 euro circa, da cui devo togliere il costo del trasporto, il ricarico del venditore, parte dello stipendio del commesso, parte dell'affitto del magazzino, ecc... Butto una cifra, tenendomi alto: 75 euro?

In questi 75 euro, è compreso non solo il lavoro di estrazione e assemblaggio, ma anche la progettazione, lo studio, ecc.

Pensavo che bastasse scrivere su google "Come si fabbrica un cellulare?" per essere sommerso di informazioni, invece ho scoperto che non sono molti coloro che ne parlano. Sono incappato in questo articolo, dell'Università di Padova

Il cellulare si fabbrica in miniera

Un cellulare, buttandoli così a caso, contiene:
"piombo, cadmio, oro, berillio, ferro, cloro, argento e bismuto provenienti dal Nord America; alluminio, stagno, zinco e rame dal Sud America; nichel e palladio dalla Russia; tantalio dall’Australia; cromo e platino dall’Africa; silicio, antimonio e arsenico dalla Cina; da Israele il bromo, oltre chiaramente, a tanto petrolio per le plastiche e per sostenere la filiera. I polimeri costituiscono del cellulare la parte visibile (custodia, display); i metalli, invece, servono per la batteria, l’antenna, i chip che lo fanno funzionare e per i cristalli liquidi dello schermo"

Stic...! Pensai.

Quindi, un bravo omino (bambino in certi paesi), scende nel ventre della terra e si spacca la schiena per tirarne fuori i minerali: uno per ognuno dei minerali citati sopra, ben inteso.

Dopodiché, il carico di minerali viaggia in giro per il mondo, bruciando combustibile, si capisce: va a finire probabilmente in Cina. In Cina, altre persone si mettono sotto, a creare e fabbricare i componenti base del cellulare. I chip, la custodia ecc. Poi ripartono, probabilmente verso gli Stati Uniti o il nord Europa, dove il tutto viene assemblato, marchiato e inscatolato. E da lì, di nuovo via! La linea di distribuzione si mette in moto e il cellulare appena fabbricato viene spedito in tutto il mondo...

E qualcuno ha fatto progetti, ha studiato e continua a studiare, per migliorarli, per venderli, studi di marketing, ricerca scientifica e molto altro: tutto questo per... 75 euro?

No! Qualcosa non torna...

75 euro sono assolutamente insufficienti, per tutto questo giro immenso. 

E' stata sufficiente una breve ricerca e la dura realtà si è palesata.

Non ho pagato io il mio prezioso cellulare!

E chi lo ha pagato? Lo ha pagato il lavoratore africano (molte volte bambini) sottopagato e sfruttato dalle multinazionali? Nei paesi ricchi di risorse, guarda caso, ci sono sempre guerre di un qualche tipo; e guarda caso, ci sono sempre multinazionali presenti; e guarda caso le risorse appartengono alle multinazionali e non alla popolazione; e guarda caso, se qualcuno degli indigeni, giustamente, si incazza per questo trattamento, viene chiamato terrorista...

Chi ha pagato il mio cellulare? I lavoratori cinesi? Le ditte da noi chiudono, per aprire dove la manodopera costa meno. Quindi oltre ai lavoratori esteri, anche i disoccupati italiani pagano per il mio cellulare.

E quì viene da riflettere: lo sfruttamento dei paesi ricchi di risorse, provoca l'immigrazione e l'inquinamento. Entrambi questi fenomeni hanno alti costi... Il lavoro sottopagato nei paesi come la Cina, provoca un'aumento della disoccupazione: altro fenomeno dall'alto costo, sia sociale che economico. E io, che in tutto ciò lavoro e pago tasse sempre più salate?

Gira che ti rigira... vuoi vedere che alla fine, il conto mi viene comunque presentato?

I 99 euro che ho pagato per l'acquisto non rappresentavano quindi il costo del prodotto, bensì solo la prima rata. Una prima rata, senza che si possa sapere quante saranno e quanto costeranno le rate successive: le pagherò in disagi sociali, tasse per sostenere i disoccupati, per rimediare ai danni dovuti all'inquinamento e per gestire l'immigrazione. Non ho idea di quando e di quanto pagherò...

Osservo il mio cellulare... e mi chiedo perché queste cose non vengano spiegate. La risposta è ovvia.

"Ciao! Compri il mio cellulare? Paghi 99 euro subito, poi continuerai a pagare in maniera indefinita, per un periodo indefinito."

Oppure

"Ciao! Compri il mio cellulare? Tutti coloro che ci lavorano sono pagati il dovuto, non sono sfruttati, tutto viene fatto con rigore e salvaguardia dell'ambiente. Costa 2.000 euro."

Oppure

"Ciao! Compri il mio cellulare? Il prodotto costa 99 euro, ma verranno addebitati in futuro 1900 euro di costi aggiuntivi per gestire i danni che ha provocato la sua fabbricazione."

Nessuno lo comprerebbe...

Quindi è un imbroglio. Un imbroglio bello e buono, che viene perpetrato ogni giorno e per una marea di prodotti.

Provate a fare questo esperimento... ogni volta che acquistate qualunque cosa, fatevi queste semplici domande.

1 - Sto davvero pagando l'oggetto che compro?
2 - Come viene fabbricato?
3 - Ha dei costi nascosti, che non pago subito, ma pagherò in futuro?

I vostri acquisti cambieranno radicalmente, ve lo assicuro...


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